Chi era Adriano Olivetti e come ha cambiato la storia del nostro Paese

 Chi era Adriano Olivetti e come ha cambiato la storia del nostro Paese

Olivetti

Conoscere la biografia di Adriano Olivetti vuol dire avere a che fare con la storia di un uomo che nel corso della propria vita si è dedicato a una grande varietà di attività in molteplici settori, dal design all’urbanistica, dall’economia all’architettura, dalla responsabilità sociale d’impresa alla politica, senza dimenticare l’editoria. Un uomo che, in virtù delle proprie eccellenti intuizioni, è riuscito a raggiungere una miriade di traguardi significativi, al punto da aver trasformato il proprio cognome in un marchio. 

La storia di Adriano Olivetti

Per capire le ragioni del successo di Olivetti è necessario fare un balzo all’indietro nel tempo e tornare al periodo della sua gioventù: quando era adolescente, l’imberbe Adriano in estate invece che divertirsi con gli amici e inseguire le ragazze era costretto a lavorare nella fabbrica che era stata fondata dal padre, come un operaio qualunque. Egli, dunque, ha iniziato la propria carriera dal basso, percorrendo la scalata verso il successo dai primi gradini, senza poter beneficiare di trattamenti di favore e, soprattutto, senza ottenere alcuno sconto sulla fatica che avrebbe dovuto affrontare. Ciò non toglie che il clima all’interno della fabbrica paterna fosse all’insegna della solidarietà e della cordialità. Eppure questo non fu sufficiente per consentire ad Adriano di considerare quell’esperienza come positiva, anche perché lui con i lavori manuali non ci sapeva proprio fare.

Adriano Olivetti in officina

Nonostante i piccoli grandi traumi subìti, quelle estati trascorse in un’officina dall’atmosfera cupa e contraddistinta da rumori ossessivi e martellanti contribuirono a definire e orientare le idee di Olivetti: messi da parte i ricordi dei fumi puzzolenti, egli comprese l’importanza e la necessità di un’architettura che fosse razionale e luminosa, per mezzo della quale rendere gli spazi più moderni. L’industria non doveva avere – nel suo pensiero – i profitti come fine unico ed esclusivo; era necessario, invece, che nella vita di fabbrica ci fosse una vocazione.

Il successo di Olivetti

Oggi è ampiamente riconosciuta la caratura morale elevata che ha contraddistinto il percorso di vita di Olivetti, un uomo di successo che ha saputo mostrarsi generoso e, soprattutto, in anticipo sui tempi. Lo dimostra il fatto che egli già negli anni ’30, cioè quasi un secolo fa, abbia concepito l’industria complessa di massa, cioè caratterizzata da obblighi e compiti che vanno ben oltre la produzione e il profitto che ne consegue. Insomma, nell’era del fascismo egli riteneva che la fabbrica avesse un debito da ripagare nei confronti della società e dell’ambiente circostante.

Intervista a Adriano Olivetti

Le riforme

Le riforme approntate da Adriano Olivetti hanno contribuito a scrivere la storia della nostra industria, ma non bisogna commettere lo sbaglio di pensare ad esse come a delle utopie o al frutto di un’immaginazione esagerata. Niente voli pindarici né sogni impossibili da realizzare, insomma, ma un insieme di innovazioni che intendevano mettere in pratica una soluzione alternativa al socialismo e al liberalismo, una terza via. Quelle di Olivetti erano teorie comunitarie che a quei tempi si contraddistinguevano per un approccio rivoluzionario che si può dire sia visibile ancora oggi. 

Adriano Olivetti e le sue innovazioni in ambito politico

A livello politico, Adriano Olivetti fu uno dei primi a mettere in evidenza quanto i partiti politici fossero poco democratici, ma anche a puntare il dito sulla necessità della competenza e delle competenze per poter ambire a dirigere e guidare la vita pubblica. La richiesta di abbinare il suffragio universale a forme di selezione differenti andava a braccetto con il sostegno al piano decentrato, cioè il piano comunitario in cui l’economia viene coordinata dall’urbanistica. Olivetti fu, ancora, tra i primi a esporsi in prima persona per assecondare uno sviluppo tra campagna e città all’insegna dell’equilibrio, con l’accentramento delle metropoli che avrebbe dovuto favorire una più completa armonia tra i servizi e l’industria. Tutte istanze che, in termini più o meno simili, sarebbero state riproposte dai movimenti del Sessantotto.

Il lascito di un imprenditore

L’imprenditore Olivetti ci ha insegnato – ed è stato il primo a capire – che il trionfo del capitalismo indiscriminato non può rappresentare la soluzione alla critica alle nazionalizzazioni, la quale dovrebbe al contrario concretizzarsi in forme di organizzazione della partecipazione diverse. Anche per questo motivo l’azienda Olivetti è stata un laboratorio all’avanguardia dal punto di vista della responsabilità sociale di impresa e sul piano dell’organizzazione aziendale. 

Massimo Chioni