Kamala Harris, la prima vicepresidente degli Stati Uniti

 Kamala Harris, la prima vicepresidente degli Stati Uniti

Kamala Harris

Kamala Harris ha vinto le nuove elezioni USA 2020 al fianco di Joe Biden, diventando la prima donna ad assumere il ruolo di vicepresidente degli Stati Uniti. Un risultato che è stato apprezzato da tutti gli americani e non solo. Sono in molti, infatti, ad aver seguito le nuove elezioni americane da tutto il mondo. 

I principali media americani hanno già confermato Kamala come il nuovo simbolo degli Stati Uniti, ma in questo articolo cercheremo di conoscerla meglio.

Chi è Kamala Harris: le origini della vicepresidente USA

Kamala Harris è stata sin da subito definita come il partner perfetto per l’attuale presidente Joe Biden, una donna con una carriera politica di rispetto all’interno del partito democratico, piena di idee e da sempre immersa nelle lotte politiche. 

Kamala Devi Harris è nata nel 1964 ad Oakland, in California, da una famiglia composta da un padre giamaicano e una madre indiana. Harris studiò dapprima ad Howard e successivamente si laureò in Legge presso l’Università di San Francisco, iniziando sin da subito la sua carriera politica dapprima come Procuratore Generale di San Francisco e successivamente come Attorney General della California, per finire come senatrice per i Democratici. 

La Harris è abituata ad essere la “prima” e, infatti, prima di diventare vicepresidente è stata la:

  • Prima donna di colore ad essere eletta Procuratore Distrettuale;
  • Prima donna ad essere elegga Procuratore Generale della California;
  • Prima donna indiana-americana eletta come Senatrice. 

L’influenza della famiglia e i desideri della Harris

Entrambi i genitori di Kamala Harris erano studenti della  UC Berkeley e nel corso degli studi universitari hanno condiviso la passione per il Movimento dei Diritti Civili attivo nel campus dell’università. Sin dalla sua nascita, Kamala era presente a tutte le proteste insieme ai genitori e all’età di 13 anni ha gestito una protesta di successo davanti al loro condominio, semplicemente per opporsi ad una politica che vietava ai bambini di giocare sul prato. 

Kamala Harris ha sempre affermato di subire fortemente e positivamente l’influenza del nonno, un funzionario governativo che ha combattuto per l’indipendenza indiana. Inoltre, il nome Kamala rappresenta le radici indiane, in particolare identifica la dea indù Lakshmi, un simbolo per l’emancipazione delle donne in India.  

La carriera politica di Kamala Harris

Kamala Harris è da sempre abituata alle competizioni politiche, basti pensare alla sua lotta per diventare il primo procuratore generale donna di San Francisco, una posizione eletta dai cittadini. Nel 2003, la Harris riuscì a sconfiggere l’allora procuratore in carica e fu rieletta anche nel 2007. 

Pochi anni dopo, grazie alla sua determinazione e alla sua popolarità, ottenne il ruolo di Pubblica Accusa della California, che la portò ad avvicinarsi sempre di più al Partito Democratico e nel 2016 decise di candidarsi come Senatrice, vincendo le primarie interne al PD e ottenendo due seggi attribuiti alla California con il 62% dei voti. 

Kamala Harris ha sempre avuto le idee ben chiare sulla sua idea di politica e su cosa è meglio per gli americani, sostenendo l’assistenza sanitaria gratuita per tutti i cittadini americani, i diritti della comunità LGBT e il ban per l vendita delle armi d’assalto

Dopo aver annunciato la sua candidatura con l’attuale presidente Biden e, quindi, contro Donald Trump, la Harris raccolse in un solo giorno 1,5 milioni di dollari di donazioni a sostegno della sua campagna. Un record che in pochi hanno vissuto in precedenza e ottenuto grazie ai suoi dibattiti convincenti e capaci di attrarre numerose personalità. Tuttavia, nonostante la fama e la sua notorietà, decise di ritirarsi per appoggiare Biden con il ruolo di vicepresidente.

Per non dimenticare, inoltre, la forte amicizia tra Barak Obama e Kamala, risalente al 2004. La Harris, infatti, è stata il primo importante funzionario ad appoggiare l’ex presidente degli Stati Uniti durante la sua candidatura alle presidenziali del 2008. Tuttavia, Kamala ha sempre riferito ai media di non voler essere chiamata la “Donna di Obama”, ovvero non vuole identificarsi nei valori di Obama perché, come giusto che sia, dichiara di avere una sua eredità di idee e di valori da voler condividere e diffondere attraverso il suo ruolo di vicepresidente.

Le azioni politiche di rilevanza svolte fino ad oggi 

Durante la sua carriera, la Harris ha svolto numerose azioni rilevanti nel mondo della politica e all’interno della società americana. Durante la campagna del 2003, per il ruolo di Procuratore distrettuale, la Harris cercò di abbattere lo stereotipo delle donne di colore installando il suo ufficio a Bayview, il quartiere “più isolato” di San Francisco. Riuscì a spiccare tra gli altri candidati per essere brillante e molto qualificata. 

Dopo aver ottenuto il ruolo di Procuratore, Kamala Harris ha messo molto impegno nella promozione della sicurezza pubblica degli americani e sulle conseguenze delle condanne per gravi reati e sull’uso di droghe: nel 2008, riuscì a far salire il tasso di condanna per reati gravi dal 50% al 76%, un incremento che ha sconvolto e sorpreso tutti gli attori politici in quell’anno. Con il passare degli anni ha contribuito alle istanze di abolizione della pena di morte, alle iniziative sulla lotta a truffe, sprechi e abusi.

La Harris raggiunse l’81% di successo con i processi per omicidio, portò a dibattimento 49 processi di reati violenti e ottenne 36 condanne. Raccomandò cauzioni molto alte per imputati di reati con armi da fuoco e gli agenti della SFPD riconobbero a Kamala Harris il merito di aver circoscritto i cavilli nelle cauzioni e nei programmi antidroga utilizzati in passato dagli imputati. 

Ha chiesto condanne di almeno 90 giorni per gli imputati in possesso di armi nascoste, cariche o in posseso di armi d’assalto.  

Nel 2014  introdusse OpenJustice, un’iniziativa di dati penalistici progettata per rendere disponibili a tutto lo Stato i dati sui tassi di arresto, morti di persone in custodia di polizia, morti legate ad arresti, e morti delle forze dell’ordine. 

Come procuratrice generale diede gran rilievo alla protezione ambientale, ottenendo un accordo da 44 milioni di dollari per ovviare a tutti i danni e costi legati al disastro Cosco Busan, nel 2007. Successivamente, dopo il danno causato dal petrolifero di Rifugio, nel 2015, la Harris ispezionò la costa e diede istruzioni al personale della procura affinché avviò dei processi investigativi su eventuali reati.

Stefania Spoltore