Cosa ci insegnano Christopher McCandless e il film Into the Wild a lui ispirato

 Cosa ci insegnano Christopher McCandless e il film Into the Wild a lui ispirato

L’autobus 42 rimase nella foresta dell’Alaska negli anni ’60, dove il viaggiatore Christopher McCandless trascorse i suoi ultimi giorni prima di morire di fame nel 1993

Nel 2007 ha ottenuto un notevole successo il film Into the Wild, tratto da una storia vera. La storia era quella di Christopher McCandless, che il 18 agosto del 1992 moriva nelle terre selvagge e pericolose dell’Alaska all’interno di un furgoncino abbandonato. Sono passati quasi 6 lustri da quell’avvenimento, eppure in ogni angolo del pianeta sono ancora milioni le persone che ricavano dalla storia di Christopher una preziosa ispirazione che governa le loro esistenze. Ciò che viene apprezzato del giovane, al di là della vicenda tragica, è il messaggio di amore e libertà che ha contraddistinto la sua esistenza, il suo voler reagire alle costrizioni e ai vincoli imposti dalla società. La sua è stata una vita fuori dagli schemi, che molti cuori ribelli hanno ammirato e tentato di ricopiare.

Che cosa ci insegna Christopher McCandless

Uno dei primi insegnamenti che possiamo apprendere da questa storia è che la natura non deve mai essere sfidata, perché se si prova a farlo sarà lei a uscirne vincente. Molto meglio, allora, limitarsi ad osservare, ad ammirare e a farsi affascinare dagli scenari da cui siamo circondati e dalle meraviglie naturali in cui ci imbattiamo giorno dopo giorno: solo in questo modo si può essere certi di rispettare la natura. Questo è importante sia per preservarla e non danneggiarla, sia per evitare di farsi male. Un errore commesso da McCandless fu proprio quello di osare sfidare la natura: come è andata a finire, lo sappiamo tutti.

La sfida alla natura

Christopher era convinto che gli sarebbe bastato andare a caccia armato del suo fucile per riuscire a sopravvivere e a mangiare nelle lande desolate dell’Alaska. La realtà, però, si è rivelata ben diversa, al punto da indurlo a mangiare delle bacche che, poi, lo hanno portato alla morte. Alcune frasi del diario di Christopher che è stato ritrovato testimoniano la sua sensazione di disagio in quel contesto: egli, davanti alla potenza maestosa della natura, si sentiva una sorta di estraneo, un intruso che non c’entrava niente con quei luoghi così armoniosi.

La ribellione al sistema

Ciò che ha spinto Christopher era il desiderio di ribellarsi al sistema, ma soprattutto alle aspettative della società nei suoi confronti: era come se per lui la sola strada in direzione della felicità fosse rappresentata dalla ribellione. In effetti, ognuno di noi è chiamato a rispondere alle attese nutrite dalle persone che ci circondano, siano essi amici, parenti, colleghi di lavoro, istituzioni o addirittura persone sconosciute. Il problema è che quello che gli altri vogliono da noi, di solito, non corrisponde a quello che vogliamo noi. Sia chiaro: c’è chi accontenta ed è ben felice di seguire una vita ordinaria e tradizionale, ma sono in molti ad avvertire, prima o poi, l’esigenza di allontanarsi dalla routine, per non sprofondare nella noia e nella depressione. Vedere sempre le stesse persone e fare ogni giorno sempre le stesse cose per alcuni può essere sinonimo di una vita sprecata. E a quel punto le strade da percorrere sono due: o si rimane nel limbo della mediocrità e di una perenne insoddisfazione o ci si ribella. 

Si può mollare tutto

Ma quanti di noi hanno davvero il coraggio e la spregiudicatezza di mollare tutto da un giorno all’altro? Per prendere una decisione del genere forse bisogna essere avventati, ma comunque padroni del proprio destino e della propria vita, per scegliere di fare le cose come si vuole, pur essendo consapevoli delle difficoltà a cui si potrebbe andare incontro. Spesso la vera ribellione è quella che permette di ritornare in possesso della propria quotidianità.

Allontanarsi dalla terra dell’infelicità

Una volta Christopher ebbe modo di scrivere che molte persone anche se sono infelici sono condizionate dal conformismo e decidono di non decidere: si tengono alla larga dallo spirito di iniziativa di cui avrebbero bisogno per modificare la propria esistenza e si lasciano cullare dal tradizionalismo e dalla sicurezza. Se è vero che la tranquillità garantisce la pace dello spirito, è altrettanto vero che sapere che per il futuro sia già tutto scritto e programmato è per molte persone un colpo al cuore impossibile da sostenere. L’ideale percorso di vita che può andare bene per tanti, insomma, per qualcuno rischia di rivelarsi dannoso, come e più di una malattia. Dell’anima, non del corpo. 

Trailer del film “Into the wild”

Massimo Chioni