Peppino Impastato, una storia di rivoluzione

 Peppino Impastato, una storia di rivoluzione

Peppino Impastato

Nel cuore della Sicilia, tra le strade di Cinisi, risuona ancora il nome di un eroe. Un eroe che ha combattuto contro l’oppressione, la mafia e l’ingiustizia. Questo eroe è Peppino Impastato.

Il suo nome risuona con forza nella storia italiana, poiché la sua storia è una testimonianza di impegno civile e resistenza, un esempio di come un singolo individuo possa sfidare poteri apparentemente invincibili e pagare il prezzo più alto per la sua ribellione.

La storia di Peppino Impastato è un racconto che parla di coraggio, resistenza e rivoluzione. Oggi vogliamo raccontarvela in questo nuovo blog post.

Le radici di una rivoluzione: chi era Peppino Impastato 

Nato il 5 gennaio 1948 a Cinisi, in Sicilia, Impastato trascorre la sua vita lottando contro l’oppressione mafiosa e il sistema di omertà che la sosteneva. La sua storia è una testimonianza di impegno civile e resistenza, un esempio di come un singolo individuo possa sfidare poteri apparentemente invincibili e pagare il prezzo più alto per la sua ribellione.

Giuseppe “Peppino” Impastato nasce in una famiglia intrisa di legami mafiosi. Suo padre, Luigi, è un affiliato della mafia locale e uno stretto collaboratore di Gaetano Badalamenti, un potente boss mafioso. Nonostante queste radici, Peppino sviluppa presto un senso di giustizia e una forte avversione per il mondo criminale che lo circondava, una forte opposizione che si rafforza ulteriormente dopo l’assassinio di suo zio, Cesare Manzella, anch’egli un boss mafioso, ucciso in un attentato nel 1963.

Da questo momento Peppino si allontana ufficialmente dalla sua famiglia e decide di frequentare ambienti di sinistra, entrando a far parte del PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria). Proprio in questi ambienti trova la sua voce e il suo pubblico, utilizzando la politica come strumento di lotta contro l’oppressione mafiosa. 

Qui nasce il suo essere divulgatore, condividere le sue frustrazioni con il popolo per sfidare chi lo ha messo al mondo e far capire anche ai suoi simili che è possibile uscirne.

La voce della verità: Radio Aut

Nel 1977, Peppino fonda Radio Aut, una radio libera e indipendente che diventa il suo principale mezzo di denuncia contro la criminalità mafiosa. Attraverso i microfoni di Radio Aut, infatti, Peppino sferza accuse precise e coraggiose contro i boss locali, tra cui il suo stesso padre e Gaetano Badalamenti, che soprannomina “Tano Seduto”. 

Tra fare la storia e sfidare sangue del suo stesso sangue, le trasmissioni di Peppino sono un mix di satira e denuncia sociale, che mirano a smascherare le connivenze tra la mafia e il potere politico locale. Qui inizia a far casino, inizia a farsi sentire proprio da tutti.

Radio Aut diventa rapidamente un punto di riferimento per molti giovani siciliani, attratti dalla possibilità di un cambiamento reale. La voce di Peppino risuona forte e chiara, rompe il silenzio che la criminalità cerca di imporre con la violenza e l’intimidazione. Allo stesso tempo il suo nome rimbomba tra le mura dei diversi clan e comincia a dare fastidio anche ai seguaci della sua famiglia.

La candidatura e la morte

Nel 1978, Peppino decide di compiere un altro gesto eroico, di candidarsi alle elezioni comunali di Cinisi nella lista di Democrazia Proletaria, un partito di sinistra radicale. La sua campagna elettorale fu incentrata sulla lotta alla mafia e sulla necessità di un cambiamento radicale nel sistema politico e sociale del paese. 

In questo esatto momento, tutte le sue denunce, le sue attività politiche e i suoi programmi per il futuro, rappresentano dei bersagli a cui mirare. E così accade, ma in un modo così crudele che ancora oggi viene ricordato. La notte tra l’8 e il 9 maggio 1978, Peppino Impastato viene assassinato, ma suo corpo viene posizionato sui binari della ferrovia e fatto esplodere con del tritolo, in un maldestro tentativo di far passare la sua morte come un suicidio.

La verità non arriva molto tardi, grazie alla determinazione della madre, Felicia Bartolotta, e del fratello, Giovanni, e al sostegno di numerosi amici e compagni, che avviano una campagna per far luce sulle responsabilità mafiose nel suo omicidio. Nel frattempo, la sua morte rimbomba nelle case di tutti gli italiani.

L’eredità di Peppino: simbolo della lotta contro la mafia

La morte di Peppino Impastato ha scosso profondamente la società italiana per tanti anni, e  la sua figura diventa sin da subito un simbolo della lotta contro la mafia, ispirando generazioni di giovani a non arrendersi di fronte all’ingiustizia e alla corruzione.

Passano gli anni e nel 2002, Gaetano Badalamenti viene condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio di Peppino, chiudendo, almeno dal punto di vista giudiziario, una vicenda che aveva segnato profondamente la storia della lotta alla mafia in Italia.

L’eredità di Peppino è viva ancora oggi, tanto da essere raccontata in diversi film, libri e documentari, tra cui il celebre “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, che prende il titolo dalla distanza tra la casa di Peppino e quella di Badalamenti. Questa distanza simbolica rappresenta il percorso di una vita spesa a combattere contro un nemico vicinissimo ma potente, un percorso fatto di coraggio, determinazione e un profondo senso di giustizia.

Conclusione

Peppino Impastato è un eroe moderno, un simbolo di resistenza e coraggio. La sua vita e la sua morte ci ricordano che la lotta per la giustizia e la verità è un compito che richiede dedizione e coraggio, ma che può portare a un cambiamento reale e significativo.

La sua storia ci ricorda l’importanza della resistenza civile e dell’impegno personale nella lotta contro le forme di oppressione e corruzione che, purtroppo, non appartengono solo al passato. Impastato ci insegna che la denuncia e l’informazione sono armi potentissime contro il silenzio e l’indifferenza.

In un’epoca in cui la criminalità mafiosa ha mutato forme e modalità di azione, infiltrandosi sempre più nel tessuto economico e politico del paese, la sua storia ci invita a non abbassare la guardia, ci sprona a essere vigili e a non cedere all’indifferenza. Invita tutti coloro che credono di poter rendere il mondo migliore, ad essere disposti a lottare per questa idea, a condividere i propri valori con altre persone per acquisire potere nella divulgazione.

Stefania Spoltore